Prevenzione della carie: tutta colpa degli zuccheri?

Prevenzione della carie: tutta colpa degli zuccheri?

Tatiana Rizzati Tatiana Rizzati
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La carie è la malattia infettiva più diffusa al mondo. Se in una stanza con 10 persone venisse chiesto per alzata di mano quanti nella vita hanno avuto almeno una carie, si alzerebbero minimo 8 mani.

È 5 volte più diffusa dell’asma e 7 volte più diffusa delle allergie stagionali.

In un articolo pubblicato a luglio 2019 sulla rivista scientifica The Lancet è emerso che nonostante negli anni sia stato fatto tanto per prevenire la carie , così come altre malattie del cavo orale, ad oggi purtroppo nel mondo si stimano ancora 3-5 bilioni di persone affette da problematiche del cavo orale.

Tra le motivazioni addotte a questi risultati spicca fra tutti il largo consumo di zuccheri, primissimi responsabili di carie ma anche obesità e diabete.

Come si forma la carie?

Semplificando il processo di formazione della carie infatti emerge come in un primo momento la placca batterica acidogena sia in grado di fermentare i carboidrati che vengono indotti nel cavo orale e il risultato di questa fermentazione è la produzione di acidi organici. Questi acidi diffondono nello smalto e nella dentina di fatto dissolvendone i cristalli. Questo processo porta dapprima all’irruvidimento della superficie del dente e poi alla vera e propria cavitazione: il buco a volte visibile anche ad occhio nudo.

Se fino a qualche anno fa si sosteneva che per prevenire la carie fosse sufficiente lavare i denti dopo l’assunzione di caramelle, bevande zuccherate, ma anche carboidrati in generale, oggi sappiamo che è anche il quantitativo assunto a determinare l’incidenza della patologia cariosa.

Ecco allora che risulta fondamentale ridurre drasticamente l’apporto di zuccheri assunti durante la giornata.

Come prevenire la carie?

L’apporto degli zuccheri ( in generale la dieta ) risultano essere al secondo posto nella graduatoria dei fattori determinanti la carie.

Al primo posto ci sono i batteri e il loro accumulo che si crea durante la giornata.

La cura dell’igiene orale è la prima nostra arma a disposizione per contrastare la formazione della placca batterica: è importante lavarsi i denti tre volte al giorno con dentifricio al fluoro e spazzolino elettrico, senza dimenticarsi di passare il filo interdentale.

Nei pazienti cariorecettivi ( laddove ci si sviluppino spesso nuove carie ) è suggeribile agire anche con degli antibatterici che puntano alla eliminazione del batterio più responsabile nella malattia cariosa: lo Streptoccoccus mutans.

L’antibatterico più impiegato in assoluto è la clorexidina ma proprio il suo eccessivo utilizzo si è dimostrato capace di sviluppare effetti collaterali non indifferenti come l’alterazione del gusto e la pigmentazione dei denti. Inoltre l’abuso di antisettici e antibiotici potenti degli ultimi anni ha portato a manifestazioni di resistenza batterica.

Fortunatamente esistono alternative comprovate dalla ricerca scientifica che impiegano estratti di piante e fitoterapici per ottenere l’ azione antibatterica, soprattutto nei confronti proprio di Streptoccoccus mutans.

Tra questi vi è il Neem: un estratto con caratteristiche antiallergeniche, antifungine e antiinfiammatorie. Per quello che riguarda la prevenzione della carie ha la capacità di impedire l’adesione di S. mutans sulla superficie dei denti.

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Tatiana Rizzati

Tatiana Giulia Rizzati è un’igienista dentale di Bologna. Laureata nel 2004 inizia a lavorare come tutor universitario e cultore della materia in microbiologia. Oggi pratica la libera professione, ma contemporaneamente promuove la prevenzione e la cura della bocca attraverso il suo sito www.mysmileroutine.com e il suo seguitissimo profilo Instagram, dove dialoga con migliaia di donne spiegando perché non basta un rossetto per un bel sorriso.

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